La capillaroscopia è una tecnica strumentale non invasiva, pertanto innocua e facilmente ripetibile, che in questi ultimi anni è entrata a pieno diritto tra gli esami diagnostici indispensabili nell’ambito delle vasculopatie periferiche in generale e delle microangiopatie in particolare.

Queste ultime rappresentano il denominatore comune di molte patologie, metaboliche e non, che conducono, nella maggior parte dei casi, all’invalidità i soggetti colpiti.

Le lesioni anatomo patologiche a carico dell’unità microvascolare svolgono, infatti, una funzione patogenetica estremamente importante, se non addirittura fondamentale, nel condizionare il decorso e l’eventuale aggravamento sia di microangiopatie propriamente dette (vasculiti), sia di macroangiopatie. Queste ultime a volte interessano prevalentemente il distretto arterioso (arteriosclerosi, ipertensione arteriosa), altre quello venoso (insufficienza venosa cronica da sindrome varicosa o post trombotica).

La loro incidenza realmente crescente negli ultimi decenni e la non rara gravità fanno assumere ormai a tali lesioni l’aspetto di una vera e propria malattia sociale, meritevole della più grande attenzione anche, e soprattutto, sul piano della prevenzione.

Tutto ciò sottolinea il grande valore assunto da alcuni esami strumentali, quale complemento all’indagine clinica, proprio in quanto capaci di fornire elementi validi per una più completa e minuziosa valutazione morfologica e funzionale delle condizioni circolatorie distrettuali.

Varie tecniche ampiamente adoperate in tal senso (pletismografia, fotopletismografia, laser doppler, etc.) non ci consentono, però, di esprimere un preciso o, quanto meno attendibile, giudizio prognostico sull’eventuale rischio di insorgenza di lesioni trofiche. Infatti, esse permettono una più che soddisfacente quantizzazione del flusso totale distrettuale, ma trovano un limite invalicabile nell’incapacità di indagare selettivamente le condizioni del circolo nutrizionale.

Quest’ultimo può essere, invece, valutato direttamente in vivo ed in tempo reale con l’ausilio della videocapillaroscopia, il cui uso ha permesso nuove acquisizioni di ordine morfologico, nonché funzionale.

Sono facilmente intuibili, pertanto, le ampie possibilità di impiego di questa tecnica capace di evidenziare lesioni anche minime del microcircolo e di fornire, nel contempo, sia indicazioni diagnostiche, utili soprattutto in patologie iniziali o latenti, che elementi prognostici, come per esempio, in corso di fenomeno di Raynaud o di sclerodermia.

 

La non invasività, l’innocuità e l’agevole ripetibilità dell’esame, unite ai costi relativamente contenuti, consentono, inoltre, di monitorare nel tempo l’andamento delle vasculopatie periferiche, nonché l’efficacia dei vari farmaci reologici eventualmente impiegati.

Poiché, la capillaroscopia è spesso e immeritatamente poco conosciuta, con l’acquisizione del videocapillaroscopio, che in data odierna ci viene donato dal Rotary Club di Riccione e Cattolica, abbiamo la possibilità di far conoscere questa tecnica e far sì che sia considerata al servizio della Medicina in generale, piuttosto che di sole branche specialistiche.